Seedbank: cosa sono e quando sono nate?

Il mondo della cannabis è, da diversi anni a questa parte, al centro dell’attenzione. I cambiamenti normativi che si sono concretizzati in diversi Paesi del mondo hanno permesso a sempre più persone di avvicinarsi, come hobbysti, alla coltivazione della pianta. Farlo vuol dire, per forza di cose, nominare le seedbank.

Iniziamo a capire cosa sono. Si tratta di realtà, presenti in tutto il mondo, che si occupano di scegliere e commercializzare semi di cannabis di diverse tipologie.

Nel corso degli anni, alcuni dei loro prodotti si sono distinti per qualità. Questo è il caso, per esempio, dei semi di cannabis online selezionati da Sensoryseeds, una delle banche più famose tra quelle attive in Italia.

Per raccontare la loro storia, bisogna fare un passo indietro nel tempo di qualche decennio e partire dagli anni ‘70, vero e proprio momento d’oro quando si parla di attività dei breeder e di esperimenti con gli ibridi.

Il vero impulso commerciale di questi ultimi è però arrivato in un altro contesto geografico – e culturale – ossia i Paesi Bassi. A cavallo tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90, infatti, sono state gettate le basi per la nascita della filiera industriale della cannabis come è oggi.

Ciò è stato possibile percorrendo due strade. Da un lato, si ha a che fare con l’elaborazione di nuovi ibridi di altissima qualità e potenza, tra i quali è possibile citare la Skunk.

Olanda: perché questo Paese ha segnato la nascita dell’industria moderna della cannabis e delle seedbank
A questo punto, è naturale chiedersi come mai, proprio in Olanda, ha avuto inizio il percorso dell’industria della cannabis moderna, con la nascita delle seedbank come le conosciamo oggi.

Essenziale per rispondere alla domanda è fare una piccola analisi del quadro giuridico dei Paesi Bassi all’inizio degli anni ‘70. Siamo all’indomani dal ritiro delle truppe USA dal Vietnam, uno spartiacque storico che ha comportato, per il giro d’affari del traffico di eroina in Cina, un forte decremento, con la necessità, da parte dei trafficanti, di trovare nuovi mercati.

Ai tempi, Amsterdam, città considerata da sempre faro di libertà in Europa nonché centro urbano caratterizzato dalla presenza di un grande quartiere cinese, parve subito il luogo ideale per far prosperare il traffico di eroina.

La svolta per l’industria della cannabis arrivò nel 1972. In quell’anno, infatti, davanti ai danni che l’eroina, droga economica e pericolosa, stava provocando soprattutto ai giovani, spinse il governo a revisionare le regolamentazioni sulle sostanze stupefacenti, invariate dal lontano 1928.

Prese così piede un approccio che equiparava la cannabis all’alcol e al fumo, considerate stupefacenti leggeri in contrapposizione a quelli pesanti, eroina in primis.

Le conseguenze dei cambiamenti giuridici
Il cambiamento giuridico dirompente che abbiamo appena ricordato ha comportato innanzitutto la nascita di esercizi ancora oggi molto frequentati: i coffee shop.

All’inizio della loro storia, questi luoghi, tra i simboli di Amsterdam, vendevano cannabis considerata di scarsa qualità in quanto contraddistinta sia da cime non fresche, sia da tracce di semi.

Il motivo? Si trattava, nella maggior parte dei casi, di piante importate, provenienti quasi sempre dall’Indonesia.

Le cose hanno iniziato a cambiare, anno dopo anno, grazie a diversi breeder oggi entrati nella storia. Tra i nomi in questione è possibile citare quello di Ben Dronkers che, grazie al lavoro su diverse navi mercantili aventi tra i Paesi della propria rotta l’Afghanistan, ha dato il via, in giovane età, a una collezione di semi unica nel suo genere.

Come da lui stesso dichiarato più volte, sono stati gli esperimenti con i semi di cannabis indica presenti nella sua collezione a permettergli di concretizzare la svolta dal punto di vista della qualità dei raccolti.

Le piante da lui coltivate sono state introdotte, all’inizio degli anni ‘70, nei coffee shop.

Ai tempi, l’utenza non era abituata a cime fresche come quelle prodotte da Dronkers. Un aneddoto curioso? I frequentatori dei coffee shop dei primissimi anni ‘70 arrivavano addirittura a canzonarle e a utilizzarle, per chiamarle in causa, l’appellativo di “spinaci”.

Che fine ha fatto Dronkers? Ha fondato un museo – non serve chiedere a cosa sia dedicato – e sta trascorrendo gli anni della terza età in Malesia, recandosi periodicamente a eventi internazionali legati al mondo della cannabis.

L’arrivo in Olanda dei breeder americani
L’introduzione di cime non importate nei coffee shop olandesi dei primi anni ‘70 ha avuto come conseguenza il trasferimento, nei Paesi Bassi, di diversi breeder statunitensi, in primis Sam the Skunkman.

A partire da questo momento, hanno avuto inizio il trend delle seedbank. Tra le più famose della prima ora è possibile chiamare in causa The Seed Bank è Sensiseeds.

Come scegliere la seedbank giusta
Oltre alla storicità, quando si parla di consigli su come scegliere la seedbank giusta è necessario considerare altri criteri. Tra questi rientra la specificazione in merito alla provenienza dei semi (nel caso della già citata Sensoryseeds, è bene ricordare che provengono dagli USA, per la precisione dalla California).

Essenziale, inoltre, è il dettaglio in merito alle tipologie di semi vendute. Sempre nel caso di Sensoryseeds, si può apprezzare la presenza di semi femminizzati, di semi autofiorenti e di semi a crescita rapida (le ultime due alternative rappresentano una soluzione vantaggiosa per chi è alle prime armi e ha pochi mezzi economici a disposizione, così come scarsi spazi in casa).

Utile è anche la presenza di informazioni sul numero di genetiche vendute -in questo come in tanti altri casi, vale l’adagio del “Less is More” – e quella di contenuti gratuiti sul sito, fondamentali per educare l’utente alle prime armi con la cannabis sui consigli per coltivarla e farla crescere e sui suoi effetti.

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